Oggi 13 luglio, anniversario della sua scomparsa, vi raccontiamo chi era davvero la grande artista messicana, ribelle e anticonformista, amante di Lev Trotskj e di Diego Rivera, icona internazionale di donna indipendente, sperimentatrice e rivoluzionaria.

Frida Kahlo non è solo una delle più importanti pittrici messicane, ma una donna divenuta simbolo delle donne e della loro emancipazione e forza. Spirito ribelle, dentro un corpo fragile, ha avuto una vita breve e segnata dalla malattia e dal dolore. Morì a soli 47 anni, senza lasciare niente di intentato.
Al centro delle sue opere la passione per l’arte, per il suo Messico, per la lotta politica e per l’amore incondizionato – anche se tormentato – per l’artista Diego Rivera.
A lei va il merito di aver ispirato con la sua forza di volontà infinita, che le ha permesso di trasformare la sofferenza, le sconfitte, la sfortuna e il dolore fisico in grandi capolavori.

1. I primi anni

Frida Kahlo è nata nel 1907, ma poiché si considerava a tutti gli effetti figlia della Rivoluzione Messicana, dichiarava di esser nata in concomitanza con l’inizio dei tumulti, ovvero il 1910. Il padre, Wilhelm Kahlo, è stato un pittore di origini ungheresi; emigrato in Messico, ha cambiato il suo nome in Guillermo. Rimasto vedovo dal primo matrimonio si risposò nel 1898 con quella che sarà la madre di Frida, Matilde Calderon y Gonzales, figlia di una messicana e di un indio.
Frida è la più vivace e ribelle di quattro fratelli. È indipendente e passionale, intollerante di ogni regola e convenzione; è anche la più cagionevole di salute.

2. Gli autoritratti

A soli diciotto anni subì un grave incidente mentre viaggiava su un autobus, circostanza che le ha procurato una frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino, oltre che costringerla a letto per molti mesi.
I genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate; Frida inizia così a dedicarsi alla pittura. Sul soffitto della sua camera viene istallato uno specchio affinché possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. Questo spiega i numerosi autoritratti dell’artista; lei stessa dirà: «Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio».

3. L’amore per Diego Rivera

A ventuno anni si iscrive al partito comunista messicano, diventando un’attivista convinta. In quell’anno, era il 1928, conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lei gli mostra le sue opere e lui rimane molto colpito dal suo stile moderno, tanto che decide di introdurla alla scena politica e culturale messicana.
Si sposano l’anno successivo; Diego ha 21 anni più di lei e tre matrimoni conclusi alle spalle. Ha la fama del donnaiolo e proprio la sua infedeltà sarà fonte di litigi costanti.
Per contenere i loro animi, e avere ciascuno il proprio spazio artistico, vissero sempre in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte. Frida stessa dirà: «Ho subito due gravi incidenti nella mia vita: il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera».

4. Gli abiti messicani

Il tipico costume che Frida amava indossare era quello matriarcale delle Tehuana, le donne di Tehuantepec nello stato messicano di Oaxaca. La sua corazza si componeva di grandi gonne, ricchi ricami, fiori e farfalle tra i capelli, elaborate trecce, gioielli precolombiani.
Probabilmente a causa della spina bifida – di cui era affetta fin dalla nascita – e delle ripercussioni del terribile incidente, prediligeva abiti che potessero nasconderle il corpo e il corsetto ortopedico. Secondo alcuni suoi amici: più il dolore dell’artista aumentava, più la sua disabilità cresceva, tanto più elaborati erano i suoi abiti.
Nel 1937 compare sulla rivista di moda Vogue, mostrando la sua bellezza autentica, naturale ed incontaminata, esprimendo se stessa senza alterazioni.

5. Viva la vida!

Frida Kahlo è un esempio di energia pura: è stata capace di imporre la sua arte e il suo pensiero affascinando chiunque la incontrasse. Ha amato e sofferto, ha convissuto con il dolore, con quel corpo spezzato, con l’anima lacerata dalla stanchezza e ne ha fatto arte di grande impatto emotivo.
Nel 1953, il suo ultimo dipinto “Viva la vida” – eseguito otto giorni prima di morire – è un ultimo omaggio alla vita. Ritrae dei cocomeri dalla polpa succosa che spiccano, verdi e rossi, su un cielo azzurro.

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