Il lavoro femminile oltre gli stereotipi, le infrastrutture sociali necessarie al supporto dei percorsi di vita, l’uso dei fondi comunitari per ridurre il gender gap nelle retribuzioni e non solo.
E poi le reti di donne come motori dell’innovazione sociale, il contrasto alle difficoltà di accesso e successo per le studentesse nelle materie scientifiche e tecnologiche: sono questi gli assi su cui non può non fondarsi uno sviluppo sostenibile, che in tutti gli strumenti di programmazione deve prevedere il coinvolgimento e il contributo delle donne, a partire da una Agenda 2030 dell’ONU declinata al femminile e al plurale.
A parlarne giovedì 12 novembre, in un convegno online titolato “Agenda 2030: femminile plurale” inserito nell’ambito del Festival della Cultura tecnica e seguito da più di 1.000 persone tra cui diverse centinaia di ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein, l’assessora alle Pari opportunità Barbara Lori e l’assessora alla Scuola, università e ricerca Paola Salomoni, insieme a Mariaraffaella Ferri, consigliera con delega allo Sviluppo sociale della Città metropolitana di Bologna, e a Anna Barbieri, policy officer del dipartimento Lavoro della Commissione europea.
Insieme alle istituzioni metropolitane, regionali ed europee, hanno portato il loro contributo al confronto anche diverse rappresentanti del mondo dell’università, della ricerca e dell’imprenditoria: dalla professoressa Francesca Soavi, docente di Chimica inorganica dell’Università di Bologna e co-fondatrice della startup ‘Bettery’ , alla ricercatrice Mariangela Ravaioli, scienziata che si occupa di biogeochimica per il CNR, fino ad arrivare ad Anna Fiscale, imprenditrice sociale che ha fondato il brand di moda etica Quid, dove persone con trascorsi di fragilità creano capi sostenibili utilizzando tessuti di rimanenza.