Si è spenta all’età di 97 anni la straordinaria protagonista del Novecento italiano, imprenditrice creativa amante della natura e dell’arte, da sempre impegnata in iniziative a tutela dell’ambiente e per lo sviluppo sostenibile, soprattutto in agricoltura.
Giulia Maria Crespi era chiamata ‘la zarina’. Chi le attribuì il titolo non cercava certo la sua benevolenza, erano gli anni in cui lei ereditò la proprietà del Corriere della Sera. Ma a quel titolo c’è da credere sia rimasta affezionata e ne sia andata fiera perché è stato grazie a eccezionali doti – tenacia e ostinazione straordinarie – che tante parti del paesaggio italiano non siano state deturpate.
La militanza ambientalista inizia a Italia Nostra – associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali – nel 1965. Passa, dieci anni dopo, per la fondazione del FAI – Fondo ambiente italiano e si sostanzia di tantissime iniziative per salvaguardare sia singoli edifici e opere d’arte, sia aree pregiate e boschi. Un ambientalismo a tutto campo, che si è manifestato anche nella diffusione in Italia dell’agricoltura biodinamica, rigorosamente da lei praticata nella campagna pavese.
Nella difesa del patrimonio culturale e dell’ambiente ha portato un’energia che derivava dal suo essere un’imprenditrice. È stata una protagonista concreta del Novecento, persuasiva e caparbiamente insistente. Qualità che ricordano una figura di spicco dell’attualità: Greta Thunberg, la giovane attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico.
A proposito di Greta Thunberg, Giulia Maria Crespi disse in un’intervista a Repubblica: «Gli uomini sciocchi, rancorosi e vecchi ne parlano male. La deridono. Io invece adorerei conoscerla questa magnifica ragazzina di 16 anni che sta scuotendo il mondo. Mi piacciono i suoi occhi, il suo tono, il suo calmissimo furore. È un seme del futuro, le sue parole daranno frutti.»