Come in molti altri campi, Leonardo da Vinci portò la sua ricerca nell’ambito della botanica ben oltre quella dei suoi contemporanei, cercando di comprendere le forze e i processi delle piante.
Nelle opere di Leonardo e in particolare nel corpus di disegni – spesso preparatori ai suoi dipinti – risulta evidente l’accuratezza scientifica con cui egli raffigura le varietà vegetali, molte delle quali tipiche della sua terra di origine, il Montalbano in Toscana. Eppure Leonardo non considera sufficiente limitarsi a rappresentare con grande accuratezza le forme della paesaggio nei propri quadri, ma sceglie di andare più a fondo e capire le ragioni che dominano e plasmano la natura.
Gli studi di botanica sono stati compiuti perlopiù negli ultimi anni di vita. Si tratta di ricerche eseguite dopo il 1508, quando l’autore – a quell’epoca cinquantenne – aveva sviluppato buona parte delle sue conoscenze tecniche e scientifiche. Nei suoi appunti emerge il metodo sperimentale di osservazione della natura, lo stesso processo che Leonardo applicò per scoprire che la crescita degli anelli nel tronco degli alberi segnava non solo l’età ma poteva fornire indicazioni su carestie e siccità del passato.
Sistema di stampa fisiotipica (foglia di Salvia) 1508-1510 circa – Milano, Codice Atlantico
Molto prima della scoperta degli ormoni e l’avvento della biochimica, Leonardo fu in grado di impiegare capacità di osservazione e intuizione per arrivare a una corretta comprensione degli schemi della ramificazione, delle leggi matematiche che giustificano la disposizione delle foglie, dell’incurvamento dei vegetali per accedere ad un migliore approvvigionamento di luce e della risposta degli alberi alle lesioni.
Le osservazioni altamente sofisticate di Leonardo e l’abilità nel comprendere le forme botamiche, lo pongono molto al di sopra dei naturalisti del suo tempo, tanto da poter esser considerato l’iniziatore della moderna biologia.