In Italia, solamente 1 studente universitario su 4 è iscritto a facoltà STEM (il 27% del totale), e queste risorse non mostrano un incremento significativo negli anni.
Secondo il report “RiGeneration STEM, le competenze del futuro passano da scienza e tecnologia” di Deloitte, solo uno studente su 10 è iscritto alle facoltà che rispondono appieno alle esigenze professionali emergenti. Infatti, i profili STEM maggiormente difficili da reperire sono: ingegneri meccanici, esperti in automazione e big data analyst.
Nonostante esista un potenziale bacino di studenti interessati alle materie tecnico-scientifiche, una percentuale rilevante ha cambiato rotta nel momento decisivo di iscrizione: circa il 25% tra studentesse e studenti, occupate e occupati ha dichiarato di avere avuto un interesse verso le discipline STEM che non si è mai concretizzato.
Ma quali sono i motivi che allontanano i giovani dalla scelta di percorsi formativi STEM? Chi si iscrive a scuole secondarie NON STEM, lo fa principalmente perché ritiene che questi percorsi siano maggiormente in linea con le proprie capacità.
Nel passaggio all’Università, invece, la passione per le materie e la coerenza con le proprie capacità, vengono integrati anche dalla valutazione circa la possibilità di raggiungere la professione ambita. I giovani, infatti, associano al percorso STEM delle professioni evidentemente poco ambite, in particolare il professore, lo scienziato e il ricercatore, o l’informatico.
Questi bias risultano ancor più marcati all’interno dell’universo femminile, presso cui vi è un’elevata percezione di disallineamento di interesse rispetto ai contenuti (per il 66% delle donne contro il 59% degli uomini) e di inadeguata formazione (per il 24% donne contro il 16% degli uomini). E se aziende e professori non riscontrano alcun gap di genere nelle performance, ben 1 giovane occupato in ambito STEM su 3 ritiene che il proprio lavoro sia più adatto alle capacità degli uomini.
La centralità delle competenze tecniche, tecnologiche e scientifiche nel mercato del lavoro è confermata anche dal rapporto “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2021-2025)” di Unioncamere e Anpal, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo: clicca qui