Analisti e progettisti di software, specialisti di saldatura elettrica, elettrotecnici ed esperti in cybersecurity: ecco le competenze che le imprese faticano a trovare.
In Italia, tra il 2019 e il 2021 le sole imprese del settore Ict – tecnologie dell’informazione e della comunicazione – manifesteranno l’esigenza di circa 45.000 tecnici, un fabbisogno che difficilmente il mercato del lavoro riuscirà a soddisfare.
La previsione de ‘Il Sole 24 ore’ è frutto di un’elaborazione di Confindustria su dati Istat e Unioncamere, e trova solide conferme anche in altre fonti. Secondo l’ultima edizione dell’ ‘Osservatorio delle competenze digitali’ – condotto da Anitec-Assinform, Aica e Assintel – la stima del fabbisogno del settore Ict sale a 60.000 lavoratori, nello scenario più conservativo, e fino a 90.000 in quello più estremo.
L’Osservatorio calcola che i lavoratori più ricercati – e meno trovati dalle aziende – saranno sviluppatori (49%), consulenti Ict (16%), analisti di sistema (7,5%) e specialisti in media digitali (6%). Seguiti da esperti di big data, machine learning, cybersecurity e intelligenza artificiale.
Emblematico anche l’ultimo Rapporto Excelsior di Unioncamere, secondo il quale in Italia il 26% delle offerte di lavoro non trova candidati adeguati. Nel 2018 le aziende hanno programmato di assumere circa 700.000 operai specializzati, 250.000 in più rispetto ai tecnici disponibili sul mercato.
Non solo digital skill, secondo Unioncamere le figure professionali più cercate sono: tecnici elettronici, specialisti di saldatura elettrica, installatori e manutentori di apparecchiature informatiche, tecnici della produzione di energia elettrica, addetti ai controlli chimici e conduttori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti.