Le scienziate bolognesi dell’INAF, Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl, hanno vinto con il primo scatto di un buco nero il Breakthrough Prize 2020, insieme ad altri 345 ricercatori.

Si è tenuta domenica 3 novembre la cerimonia di premiazione del Breakthrough Prize, il riconoscimento scientifico istituito nel 2012 dal miliardario russo Yuri Milner con il creatore di Google Sergey Brin, il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg e il proprietario di Alibaba Jack Ma.

A Montain View, nello storico Hangar 1 della Nasa, scienziati e star di Hollywood hanno festeggiato il risultato scientifico che si è aggiudicato il Breakthrough Prize 2020 per la Fisica fondamentale, del valore complessivo di tre milioni di dollari: sono 347 i ricercatori premiati che hanno dato vita alla collaborazione internazionale Event Horizon Telescope, finanziata dal Consiglio Europeo della Ricerca e alla quale l’Italia ha partecipato con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

La collaborazione internazionale ha segnato la storia della scienza ottenendo la prima immagine di un buco nero lo scorso 10 aprile; lo scatto immortala M87 al centro della galassia Messier 87, a circa 54 milioni di anni luce dalla Terra.
L’immagine, ottenuta grazie a 8 radiotelescopi in sincrono sparsi per il mondo, mostra il disco di accrescimento di nubi di gas e polveri incandescenti che descrivono un anello attorno all’orizzonte degli eventi del buco nero supermassiccio, cioè quella regione di Spazio così densa di materia da attrarre e inghiottire persino la luce.

Ribattezzata ‘la foto del secolo’, la prima immagine cosmica di questo genere rappresenta la prima prova diretta e sperimentale di un buco nero e la conferma della teoria della relatività di Albert Einstein.
A vedere l’invisibile sono state anche due radioastronome bolognesi dell’INAF, Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl. Le ricercatrici italiane fanno parte dei gruppi di lavoro che si sono occupati di calibrazione e imaging, partecipando allo sviluppo di uno dei tre software usati per la calibrazione dei dati ottenuti dagli 8 radiotelescopi.

Elisabetta Liuzzo, contattata dalla redazione del Blog del Festival della Cultura tecnica, ha raccontato qual è stato il primo pensiero non appena ha visto la foto di M87: “Pensavo fosse una simulazione: era un dettaglio così fine e preciso da non sembrare possibile”.
Poiché la sesta edizione del Festival della Cultura tecnica supporta il focus tematico “Tecnica e Genere” contro gli stereotipi e pregiudizi nella formazione tecnica e scientifica, la ricercatrice dell’INAF ha raccontato la propria esperienza nel mondo della scienza: “L’ambiente in cui lavoro è affrancato da pregiudizi e stereotipi di genere: la presenza delle donne nella radioastronomia è massiccia e non avverto ostilità. Il futuro appartiene a chi crede ai propri sogni; per questo invito tutte le ragazze a perseguire sempre i propri obiettivi. Sono felice di avvertire che in Italia la partecipazione femminile in campo scientifico sia maggiore rispetto ad altri Paesi europei: oggi molti ostacoli sono stati abbattuti.”
Elisabetta Liuzzo ci ha salutato con una fantastica anticipazione sul futuro della ricerca sui corpi celesti più misteriosi: “Presto saremo in grado di filmare per la prima volta un buco nero: stiamo lavorando per realizzare un video che ritragga una settimana di osservazioni”.

Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl

La cerimonia di premiazione del Breakthrough Prize è stata preceduta da un’ulteriore favolosa rappresentazione di un buco nero. Nel mese di settembre, una nuova simulazione della Nasa mostra con un dettaglio senza precedenti com’è fatto un buco nero: la rappresentazione ritrae un buco nero – nell’ombra – e un disco di materiale gassoso caldissimo intorno.
Gli scienziati ritengono che esista un buco nero supermassiccio al centro di ogni galassia, inclusa la nostra. Poiché le galassie non sono ferme ma ruotano molto velocemente intorno al loro centro, mentre la materia cade nel buco nero, intorno si forma un disco di materiale gassoso espulso a causa della rotazione. Questo disco – ad altissima temperatura – è detto disco di accrescimento.
La recente simulazione della Nasa mostra proprio questo: il buco nero nell’ombra al centro e la materia che si è raccolta intorno, in una struttura sottile e caldissima.

In virtù di queste recenti scoperte potremmo chiederci: cosa succederebbe se un buco nero apparisse all’improvviso nel Sistema solare?
Il fisico Alvaro Diez ha realizzato un programma online che risponde a questo fantasioso quesito. Black Hole collision calculator permette di stimare le conseguenze di un impatto con un buco nero, tra cui l’energia liberata nell’atto di ingurgitare la Terra.
Sono soltanto risultati numerici, il resto è lasciato all’immaginazione. Per provare il programma è possibile collegarsi sul sito: clicca qui

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