Alla videoconferenza nell’ambito del Festival della Cultura tecnica “Parità di genere: così vicina, così lontana? Diritti negati tra globale e locale” del 26 novembre, ha partecipato anche Zahra Ahmadi: imprenditrice e attivista per i diritti delle donne a Kabul, fuggita dall’Afghanistan grazie all’aiuto del fratello.
Da sempre impegnata nella lotta per l’emancipazione femminile, Zahra Ahmadi aveva da poco aperto un suo ristorante a Kabul – e si apprestava ad aprirne anche un secondo – quando l’avanzata talebana ha cancellato i suoi progetti limitando libertà e opportunità.
Nonostante i rischi, il 14 agosto 2021 – pochi giorni prima della sua insperata fuga verso la salvezza – Zahra ha partecipato a una manifestazione di protesta contro la milizia talebana insieme ad altre donne.
Dal giorno successivo ha vissuto nascondendosi, finché non è riuscita ad abbandonare il paese grazie al supporto di suo fratello Hamed e delle autorità italiane.
Hamed Ahmadi si è stabilito a Venezia dopo aver presentato nel 2006 alla Mostra d’arte cinematograficaalcuni lavori realizzati con la casa di produzione Kabul Film, fra cui un cortometraggio a tema religioso fortemente osteggiato da alcuni media afgani.
Dopo essere stato ospitato in centri di accoglienza e aver lavorato in diversi ambiti per alcuni anni, è infine riuscito a diventare chef e gestire alcuni locali etnici di Venezia, contribuendo all’inserimento lavorativo di numerosi migranti. In questi anni è stato raggiunto in Italia dalla maggior parte dei membri della sua famiglia, eccetto la sorella Zahra.
I due fratelli non trascorrevano del tempo insieme dal 2014, seppur siano sempre rimasti in contatto. Con l’insediamento del governo talebano in Afghanistan, Hamed si è subito mobilitato per trasferire la sorella in Italia, suscitando grande emozione nell’opinione pubblica e attivando il sistema politico-diplomatico italiano.
Negli stessi giorni, Zahra ha tentato inutilmente di lasciare il suo paese infiltrandosi nell’area militare dell’aeroporto di Kabul, controllata dagli americani. Dopo esser stata scoperta è stata trasferita nella zona riservata ai civili, rischiando di essere catturata dai talebani.
Il 18 agosto è stata imbarcata sugli aerei dell’Aeronautica Militare italiana insieme a circa altre duecento persone trasferite grazie a un corridoio umanitario. Ad accoglierla a Roma l’attendeva il fratello.
Oggi Zahra può riprendere la sua carriera nel campo della ristorazione insieme ad Hamed, ma senza abbandonare l’impegno di attivista per l’emancipazione delle donne e il rispetto dei diritti civili, tenendo alta l’attenzione sull’Afghanistan e i richiedenti asilo.
Per questo suo impegno e per la sua testimonianza unica sulla situazione attuale delle donne afgane è stata invitata a intervenire alla videoconferenza “Parità di genere: così vicina, così lontana? Diritti negati tra globale e locale” organizzata nell’ambito dell’ottava edizione del Festival della Cultura tecnica dalla Città metropolitana di Bologna in collaborazione con gli Enti locali e le Associazioni del territorio.
Nel corso dell’evento sono intervenute anche Simona Lembi (responsabile Piano per l’Uguaglianza, Gabinetto del Sindaco, Città metropolitana di Bologna), Cristiana Cella (CISDA – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane), Tindara Addabbo (Università di Modena e Reggio Emilia), Laura Venturi (dirigente Città metropolitana di Bologna, Area Sviluppo Sociale), Adji Mbengue (socia e attivista dell’associazione Trama di Terre Imola).
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