Non credete possibile che avvenimenti storici funesti possano contribuire a stimolare lo sviluppo economico e sociale? Quanto accaduto in Europa sul finale del Medioevo dimostra come la parità di genere sia stata una delle conseguenze della diffusione della terribile peste nera.
La peste nera del 1300 sterminò circa un terzo della popolazione europea, riducendo considerevolmente il numero dei lavoratori disponibili. I paesi europei reagirono aprendo il mercato del lavoro alle donne, che conquistarono per la prima volta uno stipendio, autonomia e indipendenza.
Tale processo diede inizio a quello che viene definito Western European marriage pattern: le donne dei paesi dell’Europa occidentale iniziarono a sposarsi relativamente tardi, dedicarsi allo studio, apprendere un’arte o un mestiere.
Nella società tardo medioevale le donne erano libere di aderire a una corporazione, di esercitare una professione, di istruirsi e partecipare ai circoli culturali della città. Finalmente potevano contribuire al benessere della società e la loro principale occupazione non consisteva più nella gestione della casa e nella cura del marito.
Storici e ricercatori ritengono che tale modello demografico ha influenzato la qualità del capitale umano e ha contribuito direttamente al vantaggio di sviluppo dell’Europa occidentale.
Abbandoniamo il Medioevo e proviamo a vedere cosa sta accadendo in questi mesi. Lo scoppio della pandemia Covid-19 sta esacerbando le differenze di genere e le donne europee sono sotto pressione oggi più che mai.
Nonostante questo non possiamo non notare che le donne – e le società che hanno scelto di farsi guidare da una donna – hanno fatto la differenza nella gestione dell’emergenza Coronavirus.
Il primo a notare che i paesi guidati da una donna se la sono cavata meglio, è stato il giornalista americano vincitore di due premi Pulitzer Nicolas Kristof che, nella sua rubrica sul New York Times, si è chiesto: Come mai i tassi di mortalità del coronavirus sono di gran lunga inferiori nei paesi governati dalle donne?. Quest’ultimi – ne sono un esempio la Nuova Zelanda, la Danimarca, la Finlandia, la Germania e la Norvegia – hanno registrato solo un quinto dei decessi rispetto ai paesi governati dagli uomini.
Non è un caso che – secondo gli analisti – le aziende con più donne manager ottengono risultati migliori di quelle con pochi dirigenti donne. Ciò non ha a che fare solo con le capacità, l’empatia e l’approccio delle donne; le aziende che sono così lungimiranti da avere molte donne manager, sono anche più disposte ad accogliere altre innovazioni, e potrebbe essere proprio questo spirito innovativo che conduce a una maggiore redditività.
Anche il Festival della Cultura tecnica contribuirà ad alimentare il dibattito sui temi legati al goal 5 dell’Agenda 2030, con particolare riferimento alla parità di genere.
La settima edizione della rassegna – dal 14 ottobre al 19 dicembre 2020 – conferma il focus tematico trasversale Tecnica e genere, proponendo un ricco programma di incontri online e in presenza a sostegno delle ragazze che decidono di studiare e lavorare nell’ambito della tecnica e della scienza, superando gli stereotipi e i pregiudizi che spesso impediscono a molte donne di contribuire al progresso e al benessere economico e sociale.